Lezione 3

Lezione 3

In questa terza lezione siamo ripartiti dal concetto di struttura applicandolo però allo specifico contesto del Public Speaking.
Abbiamo visto una delle strutture più funzionali e di successo utilizzate dai migliori oratori del TED e che ci viene così riassunta da Sir Ken Robinson:

  1. Introduzione: presentazione, descrizione di ciò di cui si parlerà
  2. Contesto: perché la questione è importante
  3. Concetti principali
  4. Implicazioni pratiche
  5. Conclusioni

Ho specificato sin da subito che questa struttura, pur essendo di successo, non vada necessariamente bene sempre e comunque poiché non esiste una struttura universalmente giusta: ognuno la modellerà secondo l’esigenze del proprio filo conduttore tenendo però bene a mente che i 5 elementi in gioco dovranno essere giocoforza presenti.

In ogni caso, a prescindere, questo è lo schema-Bibbia al quale dovrete sempre e comunque rifarvi:

Nel dare struttura ad alcuni tipi di argomenti, però, bisogna prestare particolare attenzione. Chris Anderson stesso ci avverte che laddove entri in gioco la moralità nel tema (ad esempio se si parlerà di disastri ambientali, di immigrazione o di violenza di genere in Sudamerica) il filo conduttore va trattato con maggiore cura e il focus del discorso non deve essere l’evidenziare il problema, bensì il proporre un’idea potenzialmente risolutiva.

  • Un discorso basato su un problema parte dalla moralità; uno basato su un’idea parte dalla curiosità
  • Un problema espone una controversia; un’idea propone una soluzione
  • Un problema porta a dire: “E terribile, vero?»; un’idea ci porta a dire: «Interessante, vero?»

È molto più facile coinvolgere il pubblico proponendo un tentativo di risolvere un interessante rompicapo che non facendo appello alla sua empatia.

Per essere poi certi, e questo torna ad essere valido per ogni tipo di speech, che l’elaborazione del filo conduttore faccia centro è sempre Anderson a suggerire una lista di domande alle quali dovremmo riuscire a dare risposta:

  • È un argomento che mi appassiona?
  • Ispira curiosità?
  • Farà differenza per il pubblico acquisire queste informazioni?
  • Il mio discorso è un regalo o una richiesta?
  • Le informazioni sono fresche o risapute?
  • Posso davvero sviluppare l’argomento nel tempo a disposizione, con tanto di esempi?
  • Ne so abbastanza da fare in modo che il discorso valga il tempo che mi offrono i miei ascoltatori?
  • Ho la credibilità necessaria ad affrontare l’argomento?
  • Quali sono le quindici parole che riassumono il mio lavoro?
  • Queste quindici parole convincerebbero qualcuno a voler ascoltare il mio intervento?

Abigail Tenembaum, formatrice in public speaking, consiglia di testare il vostro filo conduttore su qualcuno che potrebbe rappresentare uno spettatore medio, e di farlo non
per iscritto ma a voce: «Dire le cose ad alta voce spesso fa capire a chi parla ciò che è chiaro, cosa manca e come modellare il discorso».

Abbiamo poi parlato di sintonia e di come sia fondamentale per abbattere quelli che sono i naturali strumenti di difesa che la natura ci ha fornito per non essere costantemente sovrastimolati o particolarmente creduloni: scetticismo, diffidenza, avversione, noia e incomprensione. A tal fine vi ho mostrato alcune tecniche partendo da quella che mette in gioco i neuroni specchio che, in soldoni, sono quelli che ci spingono a sintonizzarci con lo stato d’animo di chi osserviamo. In questo senso sarà dunque importante mostrarsi sorridenti e generare sintonia col pubblico come fa questa speaker. Date un’occhiata ai momenti iniziali del TED Talk di Kelly McGonigal sui lati positivi dello stress.

«Voglio confessare una cosa» [Fa una pausa, si guarda intorno, abbassa le mani, accenna un sorriso] «Ma prima voglio che voi confessiate una cosa a me» [Fa un passo in avanti] «Vi chiedo di alzare la mano» [Si guarda attentamente intorno, soffermandosi su alcuni visi] «se nell’ultimo anno vi siete sentiti anche solo leggermente stressati. Allora?» [Un sorriso enigmatico, che dopo pochi istanti si trasforma in un bel sorriso ampio]. Il pubblico è già entrato, istantaneamente, in sintonia con lei.

Ora, non tutti sono per natura sciolti, rilassati e avvenenti come Kelly McGonigal. Ma tutti possono guardare negli occhi le persone sedute in platea e sorridere un po’. Fa una differenza enorme.

Un’altra tecnica sicuramente efficace per generare sintonia è quella di mostrare le proprie vulnerabilità forti del fatto che il pubblico farà il tifo per voi: se ci fosse un problema tecnico, un imprevisto e o vi sentiste banalmente nervosi e aveste bisogno di un sorso d’acqua tenere pronta una battuta, una via d’uscita e soprattutto siate sciolti perché il pubblico è dalla vostra parte e vi capisce. Vi lascio un altro speech in cui la speaker inizia mostrando la sua vulnerabilità più grande: è una ricercatrice e quello di cui si occupa è maledettamente noioso quindi preferiscono darle della canta-storie (storyteller in inglese).

Mentre abbiamo poi iniziato ad affinare i vostri fili conduttori abbiamo parlato dello storytelling, ovvero l’abilità del raccontare storie che per valore evolutivo ed ancestrale ci appassionano. Approfondiremo però l’argomento nella prossima lezione.

Per venerdì, dunque, iniziate a dare forma al vostro speech raccogliendo le idee per il vostro speech, rispondendo alle domande della lista viste qui sopra e dando forma (seppur primordiale) a come verrà questo discorso. Per qualsiasi cosa scrivetemi pure!

 

 

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